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Cecco Angiolieri

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Messaggio  Alpaca Lun Nov 09 2009, 17:50

Cecco Angiolieri




Cecco Angiolieri (Siena, 1260 circa – Siena, 1312 circa) è stato uno scrittore e poeta italiano, contemporaneo di Dante Alighieri e appartenente alla storica casata degli Angiolieri.
La critica contemporanea sostiene che Cecco fu meno ribelle di come lo presentarono i Romantici, i quali lo rivendicarono con forza ai loro ideali. È fuori di dubbio, comunque, che visse una vita perlomeno avventurosa

Biografia
Cecco Angiolieri nasce a Siena nel 1260, e vi muore nel 1312 circa. Il padre era Angioliero, a sua volta figlio di Angioliero detto Solafica[1], che per alcuni anni fu banchiere di papa Gregorio IX. Il padre, cavaliere, fece parte dei Signori del Comune nel 1257 e nel 1273 e appartenne all'ordine dei Frati di Maria (Frati gaudenti). Partecipò col figlio alla guerra d'Arezzo del 1288; è probabile che fosse ancora in vita nel 1296. La madre era Lisa de' Salimbeni, la potente famiglia senese.
Nel 1281 era fra i Guelfi senesi all'assedio dei concittadini ghibellini asserragliati nel castello di Torri di Maremma, tenuto dai ghibellini - la famiglia di Cecco aveva tradizioni guelfe - (nei pressi di Roccastrada) e fu più volte multato per essersi allontanato dal campo senza la dovuta licenza. Da altre multe fu colpito a Siena l'anno successivo, l'11 luglio 1282, per essere stato trovato nuovamente in giro di notte dopo il terzo suono della campana del Comune. Altra multa lo colpì nel 1291 in circostanze analoghe. Oltretutto, nel 1291 fu implicato nel ferimento di Dino di Bernardo da Monteluco, pare con la complicità del calzolaio Biccio di Ranuccio, ma solo quest'ultimo fu condannato.
Militò come alleato dei fiorentini contro Arezzo nel 1288 ed è possibile che qui abbia conosciuto Dante Alighieri. Il sonetto 100[2], datato tra il 1289 e il 1294 sembra confermare che i due si conoscessero, in quanto Cecco si riferisce a un personaggio (un mariscalco) che entrambi conoscevano di persona (Lassar vo’ lo trovare di Becchina, / Dante Alighieri, e dir del mariscalco).
Intorno al 1296 fu allontanato da Siena, a causa di un bando politico. Si desume dal sonetto 102 (del 1302-1303), indirizzato a Dante allora già a Verona, che in quel periodo Cecco si trovasse a Roma (s'eo so’ fatto romano, e tu lombardo[3]). Non sappiamo se la lontananza da Siena dal 1296 al 1303 fu ininterrotta. Il sonetto testimonia anche della definitiva rottura tra Cecco e Dante (Dante Alighier, i’ t’averò a stancare / ch'eo so’ lo pungiglion, e tu se’ ’l bue). Purtroppo sono andati perduti i materiali poetici danteschi relativi, oltre che alla tenzone in rima, anche alla iniziale probabile amicizia, poi deterioratasi.
Nel 1302 Cecco svendette per bisogno una sua vigna a tale Neri Perini del Popolo di Sant'Andrea per settecento lire ed è questa l'ultima notizia disponibile sull'Angiolieri in vita. Proprio per questa ragione si oppose a ogni forma di politica proclamandosi una persona libera e indipendente. Si ritiene che questa sua imposizione sia dovuta al bando politico che lo allontanò da Siena
Dopo il 1303 fu a Roma, sotto la protezione del cardinale senese Riccardo Petroni. Da un documento del 25 febbraio 1313 sappiamo che i cinque figli (Meo, Deo, Angioliero, Arbolina e Sinione - un'altra figlia, Tessa, era già emancipata) rinunciarono all'eredità perché troppo gravata dai debiti. Si può quindi presupporre che Cecco Angiolieri sia morto intorno al 1310, forse tra il 1312 e i primi giorni del 1313.


Fonte wikipedia
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